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sabato 28 maggio 2011

150 anni di storie dimenticate. 

I fatti non registrati non esistono.
Se nessuno raccoglie una testimonianza, scrive, scatta una foto,  lascia traccia in un libro, è come se certi fatti non fossero mai avvenuti.
Perché la storia esiste solo se qualcuno la racconta.

Bisogna forse aspettare un giorno come questo e in silenzio incamminarsi verso un sentiero che porta fuori dalla borgata, sedersi su pietre millenarie a guardare l’acqua che scorre vicino ad un vecchio cimitero … e la si sente.  Non irruente, ma umile, gentile, quasi un mormorio, ma la si sente … la voce della storia. Ce ne sono molti posti come questo. Pieni di morti. E i morti bisbigliano. Una volta nella loro lingua, adesso anche nei dialetti … bisbigliano in siciliano, sardo, calabrese, abruzzese, napoletano, emiliano e di tanti altri, a volte dimenticati.

Sulle croci consumate dal vento e dalla pioggia  sono rimasti solo i nomi, qualche foto sbiadita, l’anno di nascita e di morte … alcune date risalgono a circa 150 anni addietro. Nessuno ha fermato sulla carta le vicende di questa gente, nessuno si ricorda più le loro storie, eppure loro hanno contribuito al cambiamento e alla trasformazione dell’Italia.  

Ci sono molti luoghi che … riecheggiano l’Italia. Sono ricchi di passato, saturi di sangue e ingombre di ossa. Posti straordinari, dove  in  seguito all’ unificazione, gente di diverse  regioni si è incontrata, scontrata, amata, riprodotta, morta. Dove varie culture si sono affrontate, sopportate, integrate. Ovviamente dappertutto si sono verificate forti disparità socioeconomiche, particolarmente fra settentrione e meridione, ma per fortuna sono in via di ravvicinamento.
Tuttavia, in tutti i paesi e città d’Italia, gli interessi di grandi industrie si sono dati battaglia e la modernità senza fede, il progresso senza identità hanno soffocato con le loro impietose colate di cemento ogni diversità , ogni conflitto. Si è creata l’uniformità priva di antichi sapori, costumi, usanze. 
Per fortuna i centri, posti più storici e romantici, non vennero affidati alle cure degli speculatori edilizi e alle loro ruspe. Sulle vecchie piazze, dopo 150 anni di unificazione, si incontrano ancora persone provenienti da tutte le parti dell’Italia.  Giorno dopo giorno, coscienti dei reali problemi,  si impegnano a continuare a rimarginare il divario esistente,  vivere in pace e armonia, rispettando e conservando, però, le proprie origini.

                                                            Daniela Karewicz

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